Informazione e sensibilizzazione

Alla base del comprendere le dinamiche relative alla dipendenza da gioco d’ azzardo sta una corretta informazione e sensibilizzazione della popolazione; è necessario uscire dalla superficialità che la indica come un "vizio" e considerarla per quello che è, una malattia, che come tale va trattata e per la quale chi ne è vittima venga aiutato e non messo all’ indice.

Con questo intento "Vinciamo il gioco" organizza serate e incontri pubblici durante i quali i relatori (psicoterapeuti, sociologi, matematici, avvocati) e le testimonianze dei giocatori stessi mettono in risalto gli aspetti patologici di questo comportamento e le cause socio-economiche che ne sono alla base. Sempre in questi incontri vengono illustrati gli approcci terapeutici più efficaci e in particolare quello adottato da "Vinciamo il gioco".

Materiale divulgativo e di sensibilizzazione è stato predisposto per essere distribuito sia in occasione degli incontri che a cura di chi desiderasse sostenere l’ iniziativa.

Per la richiesta di organizzazione di serate o di materiale cliccare qui

Si può in qualche modo prevenire

I problemi di gioco d’azzardo patologico compaiano prevalentemente nella fase adolescenziale o post adolescenziale, senza ovviamente escludere le altre fasce d’età.

Se si desidera che le nuove generazioni siano meno esposte ai pericoli della dipendenza da gioco d’azzardo bisogna articolare un programma di prevenzione a partire da quella primaria, che può avvenire a livello di gruppo familiare, di gruppi scolastici e professionali.

La peer education

"Vinciamo il gioco" ha ritenuto che tra le varie possibili forme di prevenzione la più efficace sia la peer education, anche in considerazione del target principale (gli adolescenti) cui si dovrà rivolgere.

La peer education (alla lettera "educazione tra pari", ma più correttamente traducibile come "prevenzione tra pari") è un metodo d’intervento particolarmente utilizzato nell’ambito della promozione della salute e più in generale nella prevenzione dei comportamenti a rischio.

In essa, individui opportunamente formati (i peer educator) intraprendono attività educative con altre persone loro pari, cioè simili a loro quanto a età, condizione lavorativa, genere sessuale, status, entroterra culturale o esperienze vissute. Queste attività educative mirano a potenziare nei pari le conoscenze, gli atteggiamenti, le competenze che consentono di compiere delle scelte responsabili e maggiormente consapevoli riguardo la loro salute.

Gli interventi di peer education fanno leva sul legame tra similarità percepita: sentire una qualche comunanza con un'altra persona o supporre di condividere con lei le stesse problematiche o le stesse esperienze rendono questa persona un interlocutore credibile, di cui ci si può fidare, e ciò accresce la probabilità che il nostro modo di pensare e di agire ne sia influenzato.

Nella peer education, le persone diventano soggetti attivi del loro sviluppo e della loro formazione, non semplici recettori di contenuti, valori ed esperienze trasferiti da un professionista esperto; tuttavia questo avviene in una dinamica che non esclude la possibilità di chiedere collaborazione e supporto agli esperti.

I giovani e la peer e media education

Sovente, i destinatari della peer education sono gli adolescenti.Ciò è legato al particolare ruolo che il gruppo dei pari gioca in questa fase del ciclo di vita in cui i cambiamenti da gestire sono molti e profondi: è anche grazie al gruppo dei coetanei che l’adolescente afferma la sua identità, delinea spazi di autonomia dalla famiglia e costruisce relazioni affettive al di fuori di essa. In adolescenza i pari sono spesso gli interlocutori privilegiati cui rivolgersi per cercare informazioni, scambiare consigli, condividere paure ed esperienze, confrontarsi, rappresentando così una potenziale risorsa per superare problemi di sviluppo.

Nei progetti di peer education, i giovani imparano l’uno dall’altro, come avviene nella vita di tutti i giorni, imparano da qualcuno che si pone le loro stesse domande e sta affrontando gli stessi problemi, con cui condividono interessi e linguaggio, riti e valori, uno che sa cosa significa essere un adolescente oggi, una persona credibile, di cui ci si può fidare.

La ”media” education costituisce il nuovo terreno di sviluppo della peer education, andando così a convergere nella peer video education, cioè un’attività di progettazione, realizzazione e diffusione da parte di un gruppo di giovani (peer) di prodotti video finalizzati alla prevenzione e destinati ad altri giovani.

I progetti sviluppati in questa direzione hanno aperto la strada alla sperimentazione, nell’ambito della prevenzione dei & comportamenti a rischio, del video inteso, innanzitutto, come strumento di lavoro per rendere più efficace la peer education. I risultati hanno evidenziato: il rafforzamento della comunicazione orizzontale tra ragazzi, lo sviluppo di un approccio critico ai media, il consolidamento dell’identità di gruppo attraverso l’esperienza collettiva della progettazione e della produzione di video.

La peer education, nell’idea iniziale di scambio emotivo ed esperienzale tra pari, e in quella più innovativa di peer & video education, come applicazione di uno sguardo critico e di co-costruzione di un prodotto multimediale, guarda quindi all’adolescente non solo come una risorsa attiva nella prevenzione ma anche come agente di promozione e animazione sociale.

1. Indichi per favore quali tipi di giochi d'azzardo ha praticato nel corso della sua vita. Per ogni tipo, indichi una risposta: "per niente", "meno di una volta alla settimana" oppure "una volta alla settimana o piú".

Per niente Meno di una volta a settimana Una volta a settimana o piú
a. Giocare a carte a soldi
b. Scommettere ai cavalli, cani o altri animali
c. Scommesse sportive
d. Giocare ai dadi per soldi
e. Andare al casinò (legale o clandestino)
f. Giocare al lotto, a lotterie, gratta e vinci
g. Giocare al Bingo
h. Giocare in borsa o sul mercato azionario
i. Giocare alle slot machines, ai videopoker o ad altri giochi d'azzardo con le macchine
j. Giocare a biliardo, a golf, o ad altri giochi di abilità per denaro

2. Quale è la somma maggiore di denaro che abbia mai giocato in un solo giorno della sua vita?

3. I suoi genitori hanno (o hanno avuto) problemi col gioco d'azzardo?

4. Quando gioca, quanto spesso torna a giocare un'altra volta per recuperare i soldi persi?

5. Ha mai affermato di avere vinto soldi col gioco d'azzardo, quando in realtà aveva perso?

6. Ritiene di avere (o avere avuto) problemi col gioco d'azzardo?

7. Ha mai giocato piú di quanto voleva?

8. È mai stato criticato per avere giocato d'azzardo?

9. Si è mai sentito colpevole per il suo modo di giocare d'azzardo o per quello che succede quando gioca d'azzardo?

10. Si è mai sentito come se avesse voglia di smettere di giocare, ma non potesse farlo?

11. Ha mai nascosto ricevute di scommesse, biglietti di lotteria, denaro destinato al gioco o qualsiasi altra "prova" di gioco d'azzardo, al suo coniuge, ai suoi figli o ad altre persone importanti nella sua vita?

12. Ha mai discusso con le persone con cui vive sul modo in cui Lei gestisce il denaro?

13. (Se ha risposto "sí" alla domanda 12): Le discussioni sul denaro riguardavano il fatto che Lei gioca d'azzardo?

14. Ha mai chiesto in prestito denaro a qualcuno senza restituirlo, a causa del gioco d'azzardo?

15. Ha mai sottratto tempo al lavoro (o alla scuola) a causa del gioco d'azzardo?

16. Se ha chiesto in prestito denaro per giocare d'azzardo o per pagare debiti di gioco, da chi o dove lo ha preso in prestito? (risponda "si" o "no" per ciascuna delle seguenti opzioni)

No Si
a. dai soldi di casa
b. dal coniuge
c. da altri parenti
d. da banche, finanziarie o agenzie di credito
e. tramite carte di credito
f. dagli usurai ("strozzini")
g. mettendo all'incasso azioni, obbligazioni o altri titoli
h. vendendo proprietà personali o di famiglia
i. emettendo assegni scoperti (a vuoto) o andando in rosso sul conto corrente

17. Ha (o aveva) un conto aperto con un allibratore?

18. Ha (o aveva) un conto aperto con un casinò