Vasti database, attraverso i quali raggiungere i potenziali giocatori, personalizzando l’invito alla scommessa così da diventare più accattivanti.
E’ la nuova frontiera della pubblicità, utilizzata dal gioco d’azzardo on line.
Quella tradizionale, infatti, è ormai divenuta eccessivamente costosa, cosicché chi è impegnato a individuare nuovi potenziali scommettitori ha preferito scegliere un nuovo canale. E’ quanto emerge da un approfondito articolo pubblicato sul The Guardian.
In realtà l’industria del gioco d’azzardo riesce a disporre di questi dettagliati database grazie alla collaborazione di società terze; queste ultime sono infatti in grado di fornire elenchi di individui comprensivi di età, reddito, debito, credito e assicurazione. Sulla base di queste informazioni le società di scommesse predispongono e inviano messaggi pubblicitari, modellandoli sulle caratteristiche e soprattutto sul livello di reddito di ciascun soggetto rientrante nei data.
Sempre secondo quanto emerso dall’inchiesta, i soggetti particolarmente “bombardati” da questo particolare sistema pubblicitario risultano essere le persone con un reddito piuttosto basso, invogliati quindi spesso a giocare “abbagliati” da quella che spesse volte viene delineata come una vincita facile.
Occorre precisare che i dati raccolti e poi comunicati alle società di scommesse sono, nella maggior parte dei casi, forniti inconsapevolmente o in maniera confusa da coloro che in seguito possono divenire nuovi scommettitori, come per esempio nel momento in cui partecipano a giochi on line, nei quali è richiesta la comunicazione di un pacchetto di dati personali, che in seguito vengono come detto venduti alla società di scommesse.
Il lavoro sui database consente tra l’altro di rintracciare anche quei soggetti allontanatisi dal gioco d’azzardo e che la società di scommesse intende riavvicinare attraverso serrati messaggi fatti apparire sul browser del potenziale scommettitore.
In questo contesto si inseriscono infine i cosiddetti inserzionisti, ossia soggetti incaricati di rastrellare – per esempio attraverso i social – giocatori da indirizzare nei giochi d’azzardo virtuali, dietro il pagamento di una percentuale calcolata sulla base delle perdite del soggetto introdotto. Non solo gli inserzionisti inducono questi ultimi spesse volte a puntare su scommesse con un’alta percentuale di perdita, ma sono tra coloro che vendono alle società di scommesse i dati sui giocatori, raccolti al momento dell’adesione di questi ultimi.