Non esiste giocatore d’azzardo patologico o problematico che almeno una volta non si sia riproposto di smettere di giocare o che ci abbia anche provato. Di questi pochissimi, purtroppo, sono riusciti nel loro intento.
Perché è tanto difficile smettere di giocare o, se vogliamo metterla in termini clinici “guarire dal gioco”?
Più di una sono le cause di tanti insuccessi e delusioni che, tra l’altro, favoriscono la resa e contribuiscono a rafforzare l’idea che “risultando impossibile smettere di giocare tanto vale continuare a farlo confidando nella grande vincita che, prima o poi dovrà pur arrivare”. L’estrema difficoltà, per non voler scrivere di impossibilità, del “riuscirci da soli” ne è la causa principale.
“Smetto quando voglio”, “Da solo ce la posso fare”, “Non ho bisogno di aiuto” sono le affermazioni ricorrenti di chi prova a smettere di giocare la prima, forse anche la seconda, volta. Poi … non sarà così!
Alla difficoltà di smettere da soli, si aggiungono cause che sono indipendenti dalla forza di volontà del giocatore che, pur avendo finalmente riconosciuto i sintomi della sua condizione di patologico e accettato di esserlo, continua a sentire forte il “bisogno di giocare”.
Difficoltà tipiche di una dipendenza? Certamente! Ma a questo contribuiscono anche escamotage messi in atto dai produttori dei giochi, cui il fatto che un individuo riesca a smettere di giocare, ossia di perdere un buon cliente, proprio non piace. Ed allora ecco gli slogan che richiamano la facilità del vincere o l’opportunità del rifarsi dalle perdite.
Gli slogan però non sempre bastano perché non è detto che facciano centro sulla volontà del giocatore ( anche lui li può percepire come solo come tali). E allora ecco il rinforzo, un processo, un sistema, una modalità più subdola che “gli parli coi fatti” e lo tenga avvinghiato al gioco, e che possa portarvi nuove vittime.
“Le piccole e intermittenti vincite”; ecco lo stratagemma che incatena!
Se la “grande vincita” potrebbe “saziare”, sempre che sia gestita responsabilmente (qua l’avverbio, più che in altro slogan, ci può stare) e quindi far staccare la spina e smettere di giocare, le “piccole vincite intermittenti” non premiando abbastanza il giocatore, rinforzano in lui il pensiero che il premio ci sia e possa essere anche più grande, quindi da rincorrere. La convinzione è che quella minima vincita sia una tappa intermedia che però dimostra che “vincere di può”. Avanti col gioco quindi, continuando e spendendo sempre di più perché “il vincere avviene”, e che l’unica incognita è il quando. E così il giocatore è ingabbiato … e qualcuno ha vinto!